Il “poggio montano” è una zona sperimentale di coltivazione e conservazione ex situ di piante spontanee delle aree appenniniche. Ripristinata presso quello che il Prof. Fridiano Cavara, direttore dell’Orto tra il 1905 e il 1929, chiamava il “monticello del platano nord” (esemplare abbattuto nel 1900), dietro il monumento a Michele Tenore, era fin dai primi tempi un’area destinata alla coltivazione di piante di regioni montuose o di climi temperato-freddi; la posizione, le roccaglie di pietre calcaree, l’ombra delle chiome sovrastanti e la frescura, mantenuta dal sistema di circolazione artificiale delle acque del contiguo filiceto, rendono questa piccola area adatta a diverse specie montane.
Molte specie vegetali di montagna perdono le parti epigee durante la cattiva stagione e svernano soltanto grazie a un fusto sotterraneo modificato (rizoma, tubero, bulbo); per questo motivo, solo per brevi periodi si possono vedere in quest’area ciclamini, bucaneve, primule, anemoni, ranuncoli, aquilegie, campanule, gigli e orchidee. Una visita qui è come fare una passeggiata in montagna senza zaino e scarponi, rimanendo nei viali dell’Orto Botanico di Napoli.